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contro mastro ciliegia

Giulietta e Romeo di Zeffirelli tra quattrini, nudi e moralismo

Maurizio Crippa

A spingere gli attori a chiedere soldi per essere stati "sfruttati sessualmente" non è solo sciatta avidità. C'è anche l'ideologia woke retroattiva che inventa crimini e pene da applicare al passato. Al ct della Nazionale americana Berhalter potrebbe andare peggio

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Nella Febbre dell’oro Chaplin e Giacomone si mangiavano una scarpa. Si può addebitare al patetismo della condizione umana il tentativo di Olivia Hussey e Leonard Whiting, i Giulietta e Romeo di Zeffirelli, che superata la fredda soglia dei settanta hanno deciso di assicurarsi il vitto, muovendo causa alla Paramount (il Maestro è morto) con l’accusa di esser stati sfruttati sessualmente quando erano minorenni: obbligati a scene di nudo.

Accorgersi nel 2022, supponiamo con un dolore intimo, di essere stati violati nel 1968 (allora lei disse “non capisco perché non possa vedere al cinema qualcosa che vedo nello specchio ogni giorno”) è sciatteria  e avidità. Non fosse che il tutto precipita nel Maelstrom à rebour del moralismo woke, che prevede la retroattività di sentenze e  pene, e addirittura l’istituzione retroattiva di reati e colpe. Peggio, non c’è manco l’avidità, c’è la storia di Gregg Berhalter, ct della Nazionale americana, che sarà cacciato perché nel 1991, durante una lite tra innamorati, diede un calcio a colei che oggi è sua moglie. Ma una lite tra innamorati, perdonata trent’anni fa, può diventare un reato nel Mondo Nuovo. 

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