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contro mastro ciliegia

Meglio i Måneskin dei piagnoni

Maurizio Crippa

Spaccare le chitarre sul palco è una citazione di vecchie citazioni, insomma più che rock è tendenza sòla. Ma molto peggio sono i fan moralisti, cresciuti nell'èra Greta, che invece di far baldoria come ai bei tempi si lamentano dello spreco. Che noia

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I Måneskin sono i Måneskin, se siano una reincarnazione del Siddharta del rock che ormai vive solo in qualche prematuro defunto, o siano una romanesca sòla di transitorio successo, non interessa saperlo. Ma nel mondo post spettacolare in cui ogni trovata è la citazione di una scemenza, possono fare quel che gli pare: esattamente come Messi è libero di essere un Maradona con o senza peplo, o Panzeri di atteggiarsi a Compagno G. I Måneskin hanno deciso di citare Kurt Kobain, che citava i Clash che citavano gli Who e alla fine dell’ultimo concerto hanno sfasciato gli strumenti sul palco. Il gesto fa propendere per la sòla, ma non importa. Molto peggio sono i loro fan. Un tempo si sarebbero sparati un acido ululando alla revolution, oggi, caricature dell’èra Greta quali sono, hanno intonato idiozie moraliste che sarebbero piaciute a Giuda l'Iscariota: “Gesti irrispettosi verso chi fa debiti per acquistare uno strumento”, “si vede che si sono dimenticati di quando suonavano per strada e non potevano permettersi strumenti di un certo livello”, “mio figlio a Babbo Natale ha chiesto una chitarra perché come voi vorrebbe essere rock e far ballare la gente”, “costruite sogni, non rompeteli”. Dio che noia. E al riscaldamento globale, chi ci pensa?

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