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contro mastro ciliegia

Ultima generazione imbratta Warhol ma i fessi sono quelli che stanno a guardare

Maurizio Crippa

Finché ci sarà gente che scambia per intelligenza o per notizia quattro vandaletti che irrompono in un museo, non ce li leveremo mai di torno

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L’immagine decisiva, il vero messaggio, che quei dementi di Ultima generazione (e a vederli in azione con le loro truculenze da vandali del liceo vien fatto di sperare che sia l’ultima davvero) hanno diffuso non è la farina gettata, alla Fabbrica del Vapore di Milano, sulla Macchina di Andy Warhol (otto chili di farina: e la fame nel mondo?). Warhol, che quando i loro colpevoli genitori (colpevoli di lasciarli deambulare, anziché mandarli in una bella scuola meritocratica) nemmeno erano nati, aveva già inventato la riproducibilità tecnica dell’arte e anche la biodegradabilità delle zuppe Campbell, se ne fregherebbe bellamente. Lui, che però ha passato l’ultimo periodo della sua vita, proprio qui a Milano, in un infinito corpo a corpo con The Last Supper, perché sapeva che l’Arte (maiuscola) vale più della natura (minuscolo). Se ne fregherebbe. Quella davvero decisiva e riprovevole è un’altra immagine. C’è in tutte le foto. C’è soprattutto nei video. E’ l’immagine di una decina di fotografi, operatori video, maniaci del clic che stavano lì, ordinatamente e stolidamente a immortalare tutto, mentre i fessi imbrattavano e urlavano slogan ridicoli. Il vero messaggio è che finché ci sarà gente che scambia per intelligenza, o addirittura una notizia e financo un messaggio quattro vandaletti che irrompono in un museo perché il cesso l’hanno trovato chiuso, ecco, finché c’è gente che li guarda, non ce li leveremo di torno. 

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