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contro mastro ciliegia

Kevin Spacey, solito innocente

Maurizio Crippa

Seconda assoluzione per il famoso attore accusato di molestie sessuali. Ora affronterà tre nuovi processi in Gran Bretagna. I media dicono che è "una vittoria di Pirro". Ma un tribunale "non è uno sport di squadra in cui sei dalla parte di Me Too o dall’altra", ha detto il suo avvocato. Servono (persino!) le prove

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Tanto è “una vittoria di Pirro”, hanno commentato tutti i media, alcuni con esibito disappunto. Tanto non è finita qui, per l’ex famoso attore caduto nella disgrazia peggiore: le accuse di violenze o molestie sessuali. Negli Stati Uniti se l’è cavata, ma in Gran Bretagna Kevin Spacey è atteso da un altro processo, accusato di violenza sessuale su tre uomini. Si vedrà. Nel frattempo, c’è da dire che le sue vittorie di Pirro in realtà sono già due.

A New York i giurati hanno stabilito che l’allora giovane attore (era il 1986) non ha “toccato una parte sessuale o intima” di Anthony Rapp, quattordicenne. Stesso esito per un’altra causa remota, intentata da un ex cameriere per molestie e finita in niente a Nantucket. I guai di Spacey, che in seguito alle sole denunce ha visto distrutta la sua notevole carriera, erano iniziati tra i primi fuochi del MeToo. Ora il suo avvocato dice: “Questo non è uno sport di squadra in cui sei dalla parte di Me Too o dall’altra. Questo è un posto molto diverso. Il nostro sistema richiede prove, e supporto oggettivo per le accuse fornite a una giuria imparziale”. Per il commentatore legale della CNN, il verdetto dimostra che una giuria può prescindere dal rumore mediatico attorno a una celebrità e valutare solo i fatti documentati. Una vittoria di Pirro alla volta. 

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