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contro mastro ciliegia

La metafora muta di Brando Benifei

Maurizio Crippa

È un pezzo che i simboli non spiegano più la politica, al massimo fanno noia. Ma ieri il capo delegazione al Parlamento europeo, collegato da Strasburgo, ha parlato due minuti senza audio. E nessuno glielo ha detto o se ne è accorto. Una brutta distrazione. O forse una sintesi perfetta

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I simboli politici hanno ormai la scadenza degli yogurt e anche certe liturgie sacrali, tipo la direzione psicoanalitica del Pd dopo una sconfitta, non hanno la drammaticità di un tempo, pure le interviste di D’Alema con l’ultimo veleno sono un cencio vecchio. Però, che farci?, nell’attesa da giorni è tutto un fiorire di immagini e metafore che (dovrebbero) cogliere la gravità del momento. Solo noia trita. Poi, come nei migliori momenti di serendipity, l’immagine chiave, il fatto disvelatore arriva per conto suo, quando meno te lo aspetti. Al direzione del Pd si collega online da Strasburgo Brando Benifei – è lì a fare il suo dovere, è capo delegazione al Parlamento europeo. “Mi sentite bene?”. Inizia a parlare, ma poco dopo l’audio sparisce, ci sono due minuti di puro acquario, ma la cosa straordinaria è che nessuno lo avverte. O forse nessuno se n’è accorto, come sembra insinuare il sito del Fatto. A Brando Benifei, che è bravo e pure “giovane”, cioè ha solo 36 anni, tutta la nostra solidarietà, e invece al Fatto dovrebbero ricordarsi di quando prendevano sul serio Rousseau. Però ecco, parlare per nessuno, o parlare da soli, o peggio ascoltare così poco gli altri, da nemmeno accorgersi: le metafore in politica non funzionano mai, ma stavolta sembra una sintesi perfetta.

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