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contro mastro ciliegia

Tesoretti e antropologia padana

Maurizio Crippa

La storia dei coniugi di Gussago che hanno nascoto in giardino 8 milioni di euro frutto di evasione fiscale dice qualcosa di più del bizzarro fatto di cronaca, e del reato. Un accumulo assurdo, come e quando contavano di spenderlo, tutto quel contante?

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Non erano nella cuccia del cane e nemmeno a loro “insaputa”, dunque non potranno provare a farseli ridare da un tribunale in quanto tesoro casualmente ritrovato (c’è chi ci ha provato). Ma l’incredibile storia dei coniugi di Gussago, Brescia, che avevano occultati in un certosino lavoro di anni 8 milioni di euro in contanti, impacchettati in buste sottovuoto e divisi in fusti a prova di umidità, frutto di un sistema industriale di false fatturazioni, ha in sé qualcosa che va oltre la bizzarria della cronaca, o il semplice reato. C’è un tratto macchiettistico, che sconfina però nell’antropologia. Un’antropologia padana in cui l’accumulazione del contante come sola sicurezza, e le tasse da non pagare per principio prima ancora che per avidità sono radicati nel subconscio al pari dei paesaggi di colline basse e di villette pettinate. Cosa dovevano farsene di tutti quei panetti di banconote sottovuoto? Come trasportarle fuori dal buco in giardino e quando spenderli? E quanto sarebbe durato l’accumulo, in eterno o fino a età pensionabile? Difficile capirlo. E certo non è materia soltanto per la Guardia di finanza.

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