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contro mastro ciliegia

Enrico Letta e la sbronza da Rosatellum

Maurizio Crippa

Il vino rosato non era di moda, "roba da signore", oggi invece è al top. Un vino fresco, perfetto per l'estate elettorale, ma picchia in testa. Il segretario del Pd dà la colpa di tutti i guai al  Rosatellum, e ovviamente a Renzi. Peccato che non sia vero. E niente,  il Rosatellum sarà pure leggero, ma la sbornia è pesante

E’ indubbiamente l’estate del rosatello, inteso il vino. Basta uscire a cena anche senza pretese, e non c’è cameriere che non ti metta sotto il naso un bel vino rosato, o rosé, che non andava più di moda da quando eravamo bambini, austerity triste da pizza quattro stagioni. Il mercato “ha conosciuto una crescita esponenziale”, come si dice. Dal Garda al Salento, non ci facciamo mancare niente. Abbiamo riscoperto questa fresca delizia, “che si ottiene da uve a bacca nera ma riducendo al minimo i tempi di macerazione a contatto con le bucce”, e chi ci ferma più?

Quello che un tempo era spregiativamente definito “vino per signore” oggi è al top. Solo che, appunto: non è che la leggerezza sia senza conseguenze. Il Rosatellum, bisogna ammetterlo, picchia in testa. Almeno in questa calda estate elettorale. Prendete Enrico Letta, forse in Francia era astemio. Ora se n’è venuto fuori dicendo che la colpa è di Renzi (e ti pareva), “fu lui a imporre il Rosatellum”. I sommelier della politica hanno dovuto snebbiargli le idee: “La legge elettorale su cui il governo Renzi mise la fiducia era l’Italicum con ballottaggio. Il Rosatellum fu frutto di un accordo di Pd, Forza Italia e Lega e la fiducia fu messa dal governo Gentiloni”. E niente, il rosatello sarà anche leggero, ma la sbronza è pesante.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"