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Contro mastro ciliegia

La nostalgia per le botte a scuola dell’America manesca

Maurizio Crippa

In un paese del Missouri da quest’anno sarà permessa la punizione corporale per gli studenti indisciplinati, ma "senza provocare lesioni". Una pratica già consentita in 19 stati 

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Pensate di svegliarvi un giorno, tranquilli genitori della profonda America o anche dell’America di mezzo, tipo il Missouri, e scoprire di avere un figlio demente come, per fare un esempio, Jake Angeli – aka QAnon Shaman, aka Q Shaman, aka Yellowstone Wolf. O, Dio non voglia, una tragedia più grande, un figlio che va a sparare alla scuola elementare di Uvalde, Texas. Forse il pensiero, fugace ma tormentoso pensiero, che se a scuola gli avessero rifilato qualche sculacciata o qualche bacchettata sulle dita, sarebbe finita meglio.

 

Purtroppo tocca avvertirvi che non è vero, non sarebbe stato meglio. Perché il revival dei metodi correzionali ottocenteschi va di moda per l’appunto in quell’America manesca e così lontana. A Cassville, minuscolo borgo del Missouri, da quest’anno il distretto scolastico permetterà la punizione corporale per gli studenti indisciplinati, previa approvazione dei genitori.

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E via di bacchettate, ma “senza provocare lesioni”, con misurata forza e alla presenza di uno studente testimone. Sembra una follia, un anacronismo nel paese-guida di ogni nuovo diritto, eppure si scopre che sono ben diciannove gli Stati americani che consentono le punizioni corporali, la maggior parte Stati del sud. E niente, cari novelli Huck Finn del Missouri, fatevi coraggio: farà un po’ male, ma tanto per insegnare l’educazione non funziona. 

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