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contro mastro ciliegia

Navi senza ragione

Maurizio Crippa

Tre navi da gas di Gazprom spiaggiate dal 2006 nel porto di Ravenna ora diventaranno parte di un "Museo dell'abbandono". Sono il simbolo folle di una tremenda inutilità: perché e come se di là da quei confini liquidi che un tempo varcavano, oggi non ci sia più niente. Mai più. Nessun luogo dove andare

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Nel 2006 Zelensky portava ancora i calzoni corti, invece Putin aveva già gli artigli lunghi anche se ancora non li aveva usati per strappare i gasdotti e Schröder stava giusto facendo le valigie per Mosca. Ma le tre navi di Gazprom, domiciliate a San Pietroburgo, erano già lì, abbandonate nel canale Candiano del porto di Ravenna. Navi da gas che già allora il colosso russo dimenticò di far rientrare dall’ultimo viaggio, per quella mania molto sovietica di riempire dei propri rottami rugginosi le altrui parti del mondo. Tre navi fluviali lunghe centro metri che la gente del porto, come Dalla, chiama le tre caravelle. Ora tornano alle cronache perché – nel paese in cui invece non si butta niente – faranno parte del patrimonio dislocato di “In loco. Il Museo diffuso dell’abbandono”, invenzione della forlivese Associazione Spazi Indecisi che ha per scopo preservare luoghi e manufatti così come il tempo e l’incuria li hanno lasciati. Avvenne molto prima che Mad Vlad tagliasse i tubi che vengono dalla Russia. Però quelle navi che non vanno più da nessuna parte, perché quello che un tempo era un confine liquido oggi è solo guerra e morte, e oltre quei fiumi e mari è come se non ci fosse più niente, mai più, ecco, quelle navi davvero sono l’immagine dell’abbandono. L’abbandono di ogni ragione. 

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