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Contro Mastro Ciliegia

Scurati sul Britannia. La preghiera a Draghi: non ti curar di loro

Maurizio Crippa

Lo scrittore chiede al presidente del Consiglio italiano di restare: un gesto apprezzabile contro i parlamentaristi da tastiera 

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Per tutto il giorno la trista brigata degli indignati con la schiena dritta, dei parlamentaristi da tastiera, dei commentatori semi-autorizzati come le officine coi ricambi non originali si sono dilettati nel dileggio senza guizzi, altro non sanno fare, contro il buon Antonio Scurati. Che ha scritto una lettera invero un po’ umidiccia per scongiurare Draghi di restare al governo, (gli) costi quel che costi. Ed è vero che prima di leggere M. Il figlio del secolo e seguenti preferisco leggermi il Mahabharata in lingua originale; ed è vero che il tono “mi scuso in anticipo di queste mie parole” sembrava la gag di Benigni e Troisi quando scrivevano a Savonarola “con la faccia sotto i tuoi piedi”. Però non ci sono dubbi: Scurati che chiede a Draghi non curarti dei finti contini, ma guarda e passa; che lo sfida a “scendere a patti con la miseria morale che accompagna la condizione umana dei politicanti”; che propone di fare “quel che tanti italiani gli chiedono”, vale un discorso del Britannia. Salva la patria, il resto è nulla. Forse Dante lo avrebbe detto meglio; ma il concetto è chiaro e bello. Staremo ad aspettare, quando gli sputazzatori che volentieri umidificano Conte e comprimari sapranno scrivere altrettanto. E almeno in italiano.

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