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contro mastro ciliegia

Il camice candido di Attilio Fontana

Maurizio Crippa

"Il fatto non sussiste", fine dell'ennesima inchiesta farlocca montata dai media (e dagli avversari interessati) contro la politica. Per il governatore leghista della Lombardia era l'ultimo ostacolo giudiziario, superato in un percorso netto

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Candido come un camice pronto a essere indossato in una corsia d’ospedale. Era l’ultima macchia da togliere in un percorso netto di inchieste montate come panna prima dai media (“Report”, ma va là?) e a cascata dai pm milanesi, tra gli applausi giustizialisti della sinistra e dei Cinque stelle che non vedevano l’ora di avere un capro espiatorio da esporre. Ma “il fatto non sussiste”, ha stabilito il Gup di Milano, a proposito del farlocchissimo “caso camici”, il presunto “concorso in frode in pubbliche forniture” durante i primi mesi del Covid, quando mancava tutto e persino i materiali della ditta di un parente potevano salvare vite. Non c’è stato reato, così come nel lunare caso dell’autoriciclaggio, archiviato, nell’inchiesta del Trivulzio, idem, e in un abuso d’ufficio, assolto, mentre le presunte “stragi” per colpa dei politici sono svanite nel nulla delle indagini ipotetiche. Non sappiamo se adesso il governatore leghista della Lombardia, Attilio Fontana (è lui l’uomo senza macchia a cui hanno restituito l’onore), deciderà di ricandidarsi (erano già tutti pronti a chiedere il passo indietro), ma sappiamo, per la millesima volta, come finiscono le indagini costruite sul nulla e gonfiate dai media e dai nemici politici: in niente. Solo un po’ di fango secco sul marciapiede del tribunale. 

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