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Contro Mastro Ciliegia

Pep e Carlo V Ancelotti: ragione e sentimenti (meglio il cuore)

Maurizio Crippa

Meno male che c'è il calcio, lo sport in cui si gioca 11 contro 11 e poi di solito vince il Real. Gran partita dei campioni, ma il calcio è sempre più degli allenatori. Applausi mesti al filosofo tradito dalle sue presunzioni, e un trionfo per il saggio italiano

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Meno male che c’è il calcio, questo sport fantastico dove si gioca undici contro undici e di solito vince il Real, per parafrasare. Dove tutti gli anni Mr. Uefa Ceferin fa la guerra a Don Florentino ma alla fine il Madrid è in finale, e invece i suoi cari amici qatarioti del Psg una cippa come sempre. Il calcio che è dei grandi campioni, i Modric e Benzema e i nuovi Rodrygo, e i giovani De Bruyne e Foden che però gli manca ancora quel tanto così, che poi fa la differenza. E il calcio dei grandi allenatori, perché è sempre più il calcio dei grandi allenatori.

Oggi in tanti hanno reso omaggio al grande sconfitto, che ieri girava al Bernabeu a distribuire mesta filosofia ai suoi, e a ricevere applausi dal pubblico (specialità madrilista, ma solo se vincono), e tutti a dire che è uno che insegna calcio. Ed è vero, non fosse per quella maledizione, ormai, che l’ha portato sei volte fuori dalla finale, e sempre nello stesso modo un po’ presuntuoso, e l’hanno scorso la finale la proprio persa male. E poi c’è il vecchio emiliano, il grande italiano, “Carlo V” Ancelotti ormai lo chiamano, che dice umile e terragno: “In questo tipo di partita non è tanto importante chi inizia la partita ma chi la finisce”. Magnifico saggio, che sa che è in fondo è una questione di uomini, di sentimenti. Altro che filosofia. 

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