contro mastro ciliegia
Madeleine Albright, le spille, la guerra in Europa
E' morta a 84 l'ex segretario di Stato di Bill Clinton, la prima donna in quella carica. Era stata anche lei una "displaced people" della Seconda guerra mondiale. Anche per questo nel suo idealismo dem e interventista, coniugato al più puro realismo, quando pensava al Kosovo pensava all'Europa della guerra. Chissà come avrebbe affrontato questa
C’è un’espressione che era diventata di uso comune, persino alle nostre latitudini, negli anni 90 del secolo scorso. L’espressione è “displaced people”, insomma profughi, gente costretta a scappare da una guerra, dal proprio paese. A un certo punto di quegli anni – c’era già stato il Rwanda, c’era già stata Srebrenica, niente “fine della storia”, lei allora era rappresentante permanente all’Onu – Madeleine Albright era diventata Segretario di stato di Bill Clinton, la prima donna a ricoprire la carica. In tempo per il Kosovo, la guerra contro Milosevic. “Vengo da lì, vengo dall’Europa centrale”, disse, “e ho visto cosa succede quando il male non viene affrontato per tempo. Le cose che stanno succedendo lì mi ricordano quelle che succedevano durante la Seconda guerra mondiale”.
Perché lei stessa era stata una displaced people, di famiglia ebrea nella Praga del 1937, fuggita a Londra e poi in America. Il dramma della guerra dentro casa, l’idea che l’America dovesse reagire con quello che chiamava un “multilateralismo assertivo” sono sempre stati la base del suo idealismo dem forgiato nel realismo clintoniano. Portava strabilianti spille, erano come un codice con cui approcciava gli interlocutori. E’ morta ieri, a 84 anni, lasciandoci il dubbio di come l’avrebbe affrontata, la WW3.
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