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L'uff. St. della Corte dei Conti

Maurizio Crippa

Renzi deve risarcire l'erario perché ha assunto due comunicatori bravi, ma non laureati. Anche alla Corte dei Conti servirebbero bravi comunicatori per spiegare il senso della burocrazia. Ma attenzione: non andrebbe bene manco il redivivo Steve Jobs

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I suoi odiatori ghigneranno che con tutti i soldi che ha fatto in Arabia, 70 mila euri non avrà problemi a restituirli. I suoi sostenitori avranno invece un altro argomento per denunciare la persecuzione giudiziaria. A noi, francamente, non interessa. Ci lascia però a bocca aperta, anzi sganasciata a furia di ridere, la scoperta del folle funzionamento della nostra giustizia buro-amministrativa.

  

Matteo Renzi è stato condannato a risarcire l’erario perché nel 2009, sindaco di Firenze, assegnò due incarichi a tempo determinato: responsabile per la comunicazione esterna e portavoce del sindaco. Il “danno all’erario”? Non erano laureati, come vuole la legge.

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Che i due fossero magari ottimi professionisti della comunicazione (a giudicare dalla carriera che da lì Renzi spiccò, si direbbe di sì) non importa. In un paese che non fosse il Paese dei barbagianni, il danno all’erario ci sarebbe stato se Renzi avesse assunto due laureati fessi. Ma la netta separazione tra formalismo e merito in Italia produce esiti grotteschi. Forse anche la Corte dei conti avrebbe bisogno di bravi comunicatori per spiegare certe astrusità. Nel caso, attenzione: non potrebbero chiamare Mentana o Piero Angela e neppure un redivivo Steve Jobs: magari anche bravini, ma il pezzo di carta non ce l’hanno.

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