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Andrea Crisanti, la villa e l'invidia sociale

Maurizio Crippa

Non ha fatto i soldi con il Covid, ha speso come per un bell'appartamento. Ma nel paese dei sospettosi e degli invidiosi il professore è stato assalito per interviste-interrogatorio che sono solo il riflesso di un complesso italiano: quello per la casa degli altri

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Sia detto per pura scaramanzia, ma il salto di qualità immobiliare, in Veneto, è un concetto sempre un po’ a rischio (ma non faremo nomi). In ogni caso, al dott. prof. star pandem. Andrea Crisanti auguriamo di cuore di potersela godere in pace, la sua nuova bella magione. Crisanti ha tutto il diritto di comprarsi la villa nella campagna veneta che preferisce, e del resto l’approdo alla casa-status symbol è un vizio dannatamente italiano. Però adesso, più che con la scaramanzia che è una scemenza, dovrà fare i conti con l’orrore dell’invidia sociale e del sospetto che, in tempi di negazionisti, è l’anticamera di ogni scemenza.

La casa degli altri, l’ettaro di parco del vicino che è sempre più verde, è una cosa che da noi scatena la più sublola, pruriginosa e furibonda invidia sociale. Ti odiano meno per uno yacht, in Italia. Chissà perché. Così che il dott. prof. star pandem. Crisanti – che non ha fatto i soldi grazie al Covid (bassa insinuazione) e che ha speso molto meno di due milioni (del resto, due milioni sono un bell’appartamento in centro a Roma o a Milano: lo sapete, fessacchiotti risentiti?) – è costretto a rispondere ai giornali. In un paese che avesse ancora buon gusto e decenza, i cronisti eviterebbero di inseguire un neo proprietario non per un’intervista, ma per  interrogatorio impiccione sui soldi, il mutuo, la moglie. Per poi darli in pasto al sospetto poveraccista a e all’invidia sociale di cui sopra. Ma la casa è la casa, ora lo sa anche Crisanti. 

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