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Contro mastro ciliegia

Il risarcimento imposto al produttore di armi e quello (schivato) dei produttori di vino

Maurizio Crippa

L'assurdità del paradigma vittimario in base al quale c'è sempre qualcuno cui dare la colpa (e spillare quattrini) perché la vita è una maledetta stronza

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L’Europarlamento ha tolto il comma di un articolo che imponeva ai produttori di vino di scrivere sull’etichetta che l’alcol fa venire il cancro, o giù di lì. Da qualche parte hanno inserito un sotto comma per distinguere tra il consumo nocivo e quello no (speriamo non abbiano scritto “ricreativo”, se no poi Giuliano Amato glielo boccia) e la domanda è sempre quella: ma la gente non è in grado di regolarsi da sola? No, nell’occidente decadente non lo è. Si è sempre “vittime” di qualcosa o qualcuno, e bisogna essere risarciti. E’ il paradigma vittimario, bellezza. Ad esempio nel Connecticut un produttore di armi dovrà risarcire 73 milioni di dollari a nove famiglie in quanto fabbricante di un fucile da guerra usato per la strage di Sandy Hook nel 2012. E’ la prima sentenza di questo tipo: è come imporre un risarcimento ai produttori di auto se ti investono, o a un mobiliere se ti danno una sedia in testa. E’ la prima volta, ma era una prima volta anche quando nel 2014 una donna in Florida riuscì a scucire 100 mila dollari a Starbucks perché si era scottata col caffè. Sembrava assurdo, invece il vittimismo è diventato norma. E’ sempre colpa di qualcuno che ti ha del male, sì: una stronza che si chiama vita. 

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