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Contro mastro ciliegia

Il brocardo portasfiga di Davigo

Maurizio Crippa

Robert Durts dimostra che, per una volta, ha ragione il dottor Davigo: non esistono innocenti, ma solo colpevoli che non si sono ancora traditi da soli

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Migliaia di errori giudiziari, centinaia di colpevoli che non lo erano. Ma poiché le vie giudiziarie sono infinite, sebbene non sempre benedette da Dio, capita anche un caso – l’unico forse – in grado di dare ragione al Brocardo Numero Uno del dottore Davigo. E il caso è così grottesco, e romanzesco, che vale la pena riportarlo. Robert Durst era un milionario di New York, trent’anni fa finì sospettato per l’omicidio (con sparizione) della moglie, ma l’inchiesta non condusse a nulla. Vent’anni dopo fu assassinata una sua amica, ancora lo sospettarono, ma niente. Lo processarono solo un anno dopo, quando a finire ammazzato fu un vicino di casa dell’amica. Ma se la cavò. Tanto era affascinante la storia e luciferino il personaggio, che nel 2015 accettò di partecipare a una docu-serie Hbo che raccontava i suoi casi giudiziari. E l’aveva fatta franca anche lì, non fosse per un fuori onda in cui si fece sfuggire una frase: “What the hell did I do? Kill them all, of course”. Bastò a farlo rinchiudere in un carcere della California, giusto per dimostrare che il brocardo di Davigo una volta su un milione ce la fa: non esistono innocenti, ma colpevoli che ancora non sono stati scovati. O meglio, che ancora non si sono traditi da soli: del resto la serie tv si intitolava The Jinx, la sfiga, il portasfiga. 

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