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Peggio di Mannelli c’è solo la critica caprina di Telese

Maurizio Crippa

Per il giornalista il vignettista "è un artista visuale che parte dai corpi, dall’iperrealismo, dal grottesco". E lo paragona a Caravaggio. Corbellerie

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Che Mannelli sia un vecchio pornografo di non indiscutibile talento non si scopre ieri, e che certe odiografie misogine le possa pubblicare solo sulla gazzetta delle espettorazioni di Travaglio, non ha bisogno di commenti. Può pure affermare, come ha fatto in passato, che il suo modo di disegnare le donne sia un parteggiare per loro, dovrebbe però baciare per terra dove passano gli affossatori della legge Zan.

In ogni caso, può disegnare così le sue amiche. Ma se uno quel tratto oscenizzante lo usa per gli avversari politici, anni fa la Boschi e oggi la Leopolda in sé (traduzione: è un lupanare di troie) invece è semplicemente hate speech. Ma parlare di lui è persino noioso, fa molto più ridere parlare di Luca Telese, e dei suoi commenti da bar. Con la cultura critica di una capra (citazione sgarbiana) mai entrata in un museo, ha scritto: “Mannelli è un artista visuale che parte dai corpi, dall’iperrealismo, dal grottesco. Sarebbe come dire che Caravaggio, quando metteva le prostitute al posto delle madonne era sessista”. Una corbelleria, e molti gli hanno fatto notare che Caravaggio non ritraeva le prostitute per additarle come tali, casomai il contrario. Ma niente, è andato avanti tutto il giorno a sparare idiozie critiche sempre peggiori. E’ caduto così in basso, che forse lo tirerà fuori Tomaso Montanari.

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