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Contro mastro ciliegia

Il Casino non è un casino. Contro le polemiche farlocche à la Montanari

Maurizio Crippa

La brava Anna Coliva smonta da vera artista le ricostruzioni fantasiose sulla vendita all'asta (forse) del celebre Casino dell'Aurora di Villa Ludovisi: è un bene privato che passerà a un privato. Già ora è visitabile (su richiesta) ma non è che ci fosse mai la coda

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Comprarsi per 471 di euro (base d’asta) un’amena casetta in centro a Roma, senza poi nemmeno aver licenza di pittare i muri, ché c’è un Merisi che ingombra, e dover pure aprire l’uscio a qualsiasi connoisseur che ne abbia l’ubbia, può essere un investimento avventato. Ma che sia uno scandalo, un furto, uno stupro alla Cultura è una coglioneria. A suonar la grancassa dello scippo libberista, contro l’annunciata vendita del Casino dell’Aurora Boncompagni Ludovisi, indovinate un po’, il famoso storico populista dell’arte, per cui è una “notizia mostruosa” che “i ventimila uomini più ricchi del mondo (quanti criminali comuni, quanti ladri, quanti profittatori disumani tra di essi?)” possano comprarsi il Casino.

 

Bene, ieri sul Messaggero la bravissima Anna Coliva, già alla Galleria Borghese, ha messo le cose a posto: “Francamente non intravedo nessuno scandalo. È un passaggio di proprietà tra privati a condizioni immutate”. Ma non dovrebbe comprarlo lo stato? “Non credo che lo stato possa acquisire tutti i beni vincolati”. E “avrebbe potuto acquistarlo in passato, tutte le volte che è stato proposto dalla proprietà e a un prezzo molto minore”. E poi, “benché fosse visitabile su richiesta, non ricordo di aver mai visto file bramose di visitatori”.

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