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Contro mastro ciliegia

Bamboccioni climatici

Maurizio Crippa

Una ricerca su diecimila giovani tra i 16 e i 25 anni certifica che la metà di loro prova "disagio fino all'angoscia per l'incertezza climatica". E va bene che il clima è pessimo, ma per dargli una scossa psicologica verrebbe da usare una minaccia vecchio stile: "Se non la pianti, ti faccio conoscere Cingolani"

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Non si starà a far battute sull’incertezza del tempo, fa troppo barzelletta con gli inglesi o Jerome K. Jerome fuori moda. Del resto anche il peggior negazionista climatico avrà poco da ridere, appena gli arriverà la prossima bolletta. Ma quando vedi un titolo, nel perfetto stile degli spauracchi esagerati di Rep., che recita: “Il ‘tradimento’ dei governi scatena una nuova sindrome tra i giovani: è l’ansia climatica”, se non un sorriso sardonico, sulle labbra ti si disegna però un impercettibile: ma vaffanculo.

 

Informa Lancet di una ricerca pagata dalla ong Avaaz e condotta da atenei di mezzo mondo. La base è un sondaggio svolto in dieci paesi su un campione di diecimila ragazz* tra 16 e 25 anni. Il 45 per cento “segnala un disagio collegato all’emergenza ambientale che arriva fino all’angoscia”. Il 75 per cento “crede che l’avvenire sia spaventoso”. Il 58 “è convinto di essere vittima di un autentico tradimento da parte delle autorità”. Secondo lo studio emergono “sentimenti negativi così profondi” da “minare la salute mentale di bambini e adolescenti”. Il clima è cattivo, okay. Ma viene voglia di usare il vecchio sistema empirico di scacciare lo spavento con uno spavento più grande: se non la pianti, ti faccio conoscere Cingolani.

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