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cerchi magici

Il softball, il backyard e i boomer

Maurizio Crippa

La strana guerra olimpica per mantenere in gara gli sport nazionali e la corsa del Cio a introdurre  gli sport "che piacciono ai giovani". Le discipline noiose da cassare e la sfiga che possono portare i programmi-tinello prepensionati

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Not in my backyard, fosse anche solo quello sportivo, dovrebbe essere una frase da non sentire mai quando si celebrano le Olimpiadi: che come diceva il Barone servono a unire l’umanità-tà-tà. Invece backyard è misura del mondo, o quantomeno delle federazioni. E in ogni caso è un buon punto di vista, periferico e particulare, per fare le classifiche e le discipline. Ad esempio io sto a Bollate, che è un po’ come dire sto a Yanaka per uno di Tokyo. E a Yanaka non so, ma qui c’è la Bollate Softball 1969, la squadra di softball più titolata d’Italia (13 scudetti) e le ragazze del club si sono fatte onore nella Nazionale in Giappone. Dunque non mi posso arrischiare a dire che fanno bene a cacciarlo dalle Olimpiadi di Parigi del 2024, il softball. Il backyard, come il diamante, è per sempre. Eppure è così, e la storia sta facendo incazzare per opposti motivi un po’ tutti. Le giocatrici giapponesi che hanno appena vinto l’oro, anche perché è uno sport molto popolare identitario da loro. Ma anche le americane, grandi sconfitte, e non solo perché vorrebbero prendersi la rivincita: “E’ un peccato che il softball non sia sul palcoscenico olimpico. E’ dimostrato che attiriamo spettatori, siamo attivi sui social media. E’ uno sport mondiale”, ha detto la lanciatrice Monica Abbott. “Forse è ora che si rivolgano ai tribunali” per ottenere i propri diritti, ha scritto JapanToday. Insomma è quel tipo di sport in grado di attirare i giovani, nuovo mantra di un Cio composto quando va bene da baby boomer, ma non sempre funziona per premiare il backyard degli organizzatori locali. E qui il problema è complicato.

Per Tokyo 2020 il Giappone aveva infatti ottenuto l’introduzione di karate, baseball e softball. Ma sono sport di cui a Parigi frega poco, quindi saranno depennati. Allo stesso tempo, quest’anno ci sono sport che prima non esistevano: surf, skateboard, arrampicata che verranno confermati, mentre il karate (troppo giapponese) sparirà. E i i giapponesi rosicano. A Parigi debutterà  la breakdance, che riuscire a considerarlo sport è anche più difficile del nuoto sincronizzato e della pistola ad aria compressa. Ma il marketing è l’altra parola magica dei Giochi: “Vogliamo portare lo sport verso i giovani, non possiamo aspettarci che arrivino automaticamente da noi. Siamo noi a dover andare da loro”, ha detto Thomas Bach, il presidente del Cio. Surf, skateboard e arrampicata vengono infatti considerati “espressione di uno stile di vita alternativo e controcorrente” che piace ai giovani. Che il softball sia troppo piccolo-borghese? Bollate o no, il softball nacque come versione debole (brrr) del baseball a cui le donne non potevano ambire. Forse andrebbe abolito davvero: chiederemo a Simone Biles. O a Michela Murgia. Backyard o non backyard, e a costo di fare la figura dei boomer rompiballe, bisogna chiedersi perché ci debbano essere tante discipline inutili o noiose a intasare come lo scarico di un bagno il programma olimpico. Il badminton, il triathlon, il tiro al piattello? Chi  guarda il tiro al piattello? Forse solo gli italiani, dacché la Rai s’è accattata i diritti per gli sport minori. 

Non andiamo oltre, perché poi è vero che i boomer portano sfiga. Prendete il povero Filippo Ganna, vittima della macumba del Circolo degli anelli, il tinello in stile boomer-terza età di Rai 2. L’altra sera hanno fatto un venti minuti di parapunzi-pà sul fatto che Ganna avrebbe vinto l’oro nella cronometro. Hanno costretto il povero Yuri Chechi, che è persino simpatico, se non lo riducessero a un  Mazzocchi, a un’inguardabile scenetta in cui faceva una gara di ciclismo di velocità al Vigorelli. Pura tivù anni 90. Bene, alle pendici del Monte Fuji il povero Filippo Ganna è arrivato quinto. La prossima volta non sarà meglio eliminare il ciclismo?

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