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Franceschini, Peppone e don Camillo

Maurizio Crippa

A Pomponesco, nel mantovano, una storia guareschiana aggiornata: il sindaco vuole abbattere una chiesa "posticcia", il parroco vuole conservarla perché ormai è storica. Chissà cosa direbbero le famose Sovrintendenze del ministro della cultura. Meglio la chiesa o quella che c'era prima?

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La provincia italiana ci regala ancora magnifiche storie piene di sugo e ginsegnamento, quando giornali locali la sanno raccontare. Laggiù nella grande pianura, nella scenografica piazza di Pomponesco nel mantovano che fece da sfondo al Novecento di Bertolucci e pure a Tinto Brass, va in scena una disputa degna di Guareschi. C’è una chiesa con una facciata invero un po’ vistosa, quasi come la Miranda di Brass, i nemici dicono proprio “posticcia”. E’ la chiesa dei Santi Sette Fratelli Martiri. E c’è un sindaco col baffo d’ordinanza, Giuseppe Baruffaldi, geometra ed ex presidente della Pro Loco, che coltiva da un ventennio il sogno di abbatterla, quella facciata. “Non è in armonia con la piazza”, e poi è stata edificata nel 1921 snaturando la precedente chiesa del Cinquecento. Basta, è ora di ripristinare. Ma don Davide Barili, ovvio, non ci sta: la facciata ormai è lì da cento anni, è storia, fa parte del paese. Sarebbe bello che adesso il caso andasse in mano alle Sovrintendenze di Franceschini, quelle del paesaggio da tutelare e non spostate manco i sassoi Direbbero che va tutelato l’abuso quasi nuovo di cento anni fa, o distrutto un manufatto  storico, per dar ragione a un sindaco che la pensa come Tomaso Montanari? Chissà. 

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