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contro mastro ciliegia

I tavolini, poveracciata italiana

Maurizio Crippa

Ve li ricordate quelli che urlavano stonati dai balconi? "Andrà tutto bene" fu la più sguaiata delle scemenze. Ora tutti a mangiare fuori, persino se piove, come se fosse un gesto di speranza, una dimostrazione di resilienza. Invece è strapaese. State composti, che è ancora lunga

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Non ve li ricordate già più i balconi, eh? No, certo, perché fanno vergognare. Non avevamo fatto in tempo, un anno e passa fa, a commuoverci una sola sera con quelli che cantavano dai balconi che il giorno dopo era già diventata una moda stracciarola e sguaiata, una rincorsa a chi amplificava di più, a chi stonava meglio. “Andrà tutto bene” fu la condanna amorale, antiestetica, delle nostre finestre.

 

 

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Adesso tocca ai tavolini e ai “dehors”, la nuova parola forestiera che anche le casalinghe di Voghera hanno imparato. Primo giorno di nouveau régime e tutta l’Italia è fuori, come le chiappe chiare, a magnare al tavolino. Come se davvero non ne potesse più. Come il 25 aprile del gargarozzo.

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Non è libertà, è incontinenza, e peggio se ammantata di post presunto-intelligenti sui social. Un popolo di draghi. E le foto, le foto a riempire i giornali. I tavolini appiccicati a Campo de’ Fiori, l’arte d’arrangiarsi a Napoli (per quella, una foto non manca mai) e le tovaglie con la molletta sotto i portici di Bologna. I torinesi, che non si divertono nemmeno quando si divertono, per onor di tigna sono andati a mangiare fuori anche se pioveva.

E tutti a darsi idealmente di gomito: hai visto che paese di resilienti che siamo? Una poveracciata, siamo. Una caricatura neorealista. State composti, che è ancora lunga.

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