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L'Idraulico del Watergate e Rousseau

Maurizio Crippa

Gordon Liddy, l'uomo del lavoretti sporchi di Nixon, è morto a 90 anni. Passerà alla storia per lo scandalo politico. Ma anche come antesignano di un metodo truffaldo e ricattatorio di intendere la politica: poi vennero i trojan, i computer di Rousseau, le chat di Casalino

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Nel giorno in cui l’Italia arresta uno spione che vendeva segreti militari low cost ai putiniani, forse non è il caso di fare dell’ironia sul mestiere più antico e pasticcione del mondo. Ma si può almeno celebrare un uomo come Gordon Liddy, il mitico “Idraulico” del Watargate, che ha lasciato questa infida valle di lacrime martedì, a novant’anni. Liddy era il capo, informale, della squadretta, informale, che Nixon aveva messo su per tenere a bada i nemici, o più che altro le sue paranoie. Tricky Dick gli affidò lavoretti come scoprire le fughe di notizie che funestavano la presidenza (pensate se Giuseppi avesse usato lo stesso metodo con la fuga delle bozze). Fino alla pessima idea di violare il quartier generale dei dem al Watergate. Si fece 52 mesi al fresco, perché il buon Jimmy Carter gli condonò il resto. L’Idraulico resterà alla storia anche per un altro motivo: lo si potrebbe considerare l’antesignano, se non l’inventore, di un metodo truffando di condurre la lotta politica. Lui usava qualche rudimentale registrazione, poi vennero le intercettazioni ambientali, i trojan dei pm, i computer sotto controllo di Rousseau, le chat di Casalino e gli screenshot da sfoderare a richiesta. L’armamentario di chi confonde la politica con il controllo e il ricatto. Liddy si riciclò come commentatore politico. Un destino che attende, crediamo, anche gli idraulici di casa nostra.

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