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contro mastro ciliegia

I nostri centomila morti

Maurizio Crippa

Lo scopritore del vaccino per la polio disse "non si può brevettare il sole". Nel giorno in cui la "soglia psicologica" di una tragedia enorme, dobbiamo pensare al dolore e alla possibilità di rinascere

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Si può forse brevettare il sole?”, rimarrà nella storia come una delle frasi più belle che un medico abbia mai detto. La disse Jonas Salk, lo scopritore del vaccino per la poliomielite, quando gli chiesero perché non lo brevettasse. Disse “sole”, perché pensava ai bambini, che erano i più colpiti dalla malattia. E oggi che le varianti inglesi di un virus che prima ha mietuto vittime tra i più anziani sono arrivate a colpire loro quella frase mette ancora di più i brividi. Oggi che le persone scrivono sui social “mia madre di 87 anni oggi si è vaccinata!”, come per dare speranza a tutti. Ma ieri è stato, per l’Italia, anche il giorno in cui le persone uccise dal Covid-19  sono diventate centomila. Centomila. La nuova “soglia psicologica”, come si scrive. Lo si era detto anche a mille, a diecimila. Però centomila morti ha un altro significato, dolore. Non può non costringere tutti a prendere coscienza che questa cosa che il mondo sta attraversando non è una semplice epidemia, è una tragedia che ha colpito tutti noi come non avveniva dalla Seconda guerra mondiale. E mentre smettiamo per un giorno di parlare, e persino di litigare tra italiani e tra i governi e le industrie farmaceutiche impegnate nella battaglia, possiamo solo ricordarci che da quella guerra, l’ultima a chiamarsi mondiale, siamo rinati.

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