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CONTRO MASTRO CILIEGIA

Processate pure Depardieu, ma non #cancellatelo

Maurizio Crippa

L'attore rinviato a giudizio per stupro di una giovane collega amica di famiglia. Lui nega, ma il caso (del 2018) è stato riaperto 

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Il confronto duro con il mondo delle donne ipostatizzate in Ornella Muti lo costrinse a evirarsi; in Ciao maschio, sempre Ferreri, la sua impossibile e rude sfida dialettica al femminismo finisce con la cara Selma Dell’Olio, allora attrice, che gli spacca una bottiglia in testa. Eppure, Gérard Depardieu sembra non averla ancora capita. E chissà ora, che lo hanno rinviato a giudizio per stupro di una giovane attrice (amica di famiglia) a casa sua, roba del 2018. Lui nega, ma il caso è stato riaperto. Solite storie un po’ così, sul filo del cavillo, versioni a confronto. A rendere credibile l’accusa basterebbe l’accusato: il ruolo sembra fatto apposta. Ma Depardieu è anche diverso. E’ uno Strauss-Kahn ma non belluino, un Weinstein ma non viscido, non un manipolatore d’alto bordo come Duhamel. Uno esagerato in tutto, dalla bulimia al puntinismo, che gli piacesse più lo Zar Vlad che il moscione Hollande, quello beccato con i croissant per l’amante, può essere riprovevole per il nostro bon ton socio-politico. Nella Francia alle prese (e un po’ ossessionata) dal suo #Balancetonporc ha il perfetto physique du rôle del colpevole. Persino se non lo fosse. Però dai, è il più bell’animale scenico del cinema francese, assieme a quel mascalzone gentile di Belmondo. Processatelo, ma non #cancellatelo. 

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