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contro mastro ciliegia

Divorzio in Casa Cupiello

Maurizio Crippa

Una commedia del 1931. C'era il fascismo patria e famiglia e i Patti lateranensi erano appena stati firmati. Eppure Eduardo, che conosceva il popolo, aveva già capito che il divorzio e pure la famiglia allargata erano già attualità. I "fanfascisti" non lo capirono, e anche molti vescovi di oggi che continuano ad accusare gli anni ’70. "Te piace ’o presepe?". "No".

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Dopo le vedove della Callas, le vedove di Eduardo: ah, senza di Lui non è la stessa cosa. Scemenze noiose. Sergio Castellitto ha fatto Natale in casa Cupiello. L’ha spostata negli anni Cinquanta, che fa più neorealismo, ma non è interessante, anche meno del fatto che Castellitto non sia Eduardo. Incuriosisce di più il fatto che la commedia andò in scena per la prima volta a Napoli il giorno di Natale del 1931. C’era il fascismo patria e famiglia, i Patti lateranensi erano stati firmati due anni prima. Eppure, al centro del dramma familiare c’è un accadimento scabroso, la figlia Ninuccia arriva nella casa dei genitori e annuncia che vuole separarsi dal marito anziano e pedante e fuggire con il giovane amante. Avrebbe dovuto suscitare scandalo, invece ebbe un enorme successo, rimase in cartellone fino a maggio. Forse Eduardo, che conosceva l’anima del popolo, aveva già capito che la rottura del sacro vincolo, cioè il divorzio, e persino la ricomposizione allargata delle famiglie, c’erano già. In anticipo di quarant’anni sui “fanfascisti” che pensavano fosse tutta colpa del Sessantotto. Anche i padri non c’erano già più, e senza aspettare gli anni Settanta come pensano sempre i vescovi. Babbo Cupiello passa la vigilia a fare ’o presepe, con gli occhi chiusi ai fatti e l’illusione che la tradizione salverà la famiglia. Al figlio Nennillo, scapestrato, chiede ossessivo: “Te piace ’o presepe?”. "No".

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