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Il virus e Bill Gates, il guru “affermazionista”

Maurizio Crippa

Il fondatore di Microsoft aveva detto: “Se qualcosa ucciderà 10 milioni di persone, nei prossimi decenni, è più probabile che sia un virus altamente contagioso piuttosto che una guerra. Non siamo pronti per la prossima epidemia”

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Non mi sono mai fatto una idea precisa di Bill Gates, pigrizia mia. Un po’ l’irrimediabile aria da nerd, un po’ la mia trentennale devozione ai device della Mela. Poi tutte quelle sue campagne e ipotesi umanitarie con la Fondazione Bill & Melinda Gates, avrei forse dovuto chiedere un parere a un esperto di bioetica, ma pensate che noia. Comunque poi scoppia il casinovirus, insomma la presente pandemia, e viene fuori che Bill Gates nel 2015 aveva previsto: “Se qualcosa ucciderà 10 milioni di persone, nei prossimi decenni, è più probabile che sia un virus altamente contagioso piuttosto che una guerra. Non siamo pronti per la prossima epidemia”. Accipicchia, vuoi vedere che mentre noi eravamo lì a pendere dai mistici oracoli “stay hungry, stay foolish” di quell’altro, il vecchio Bill si stava occupando delle cose davvero serie? Però ora Gates (che comunque ha già speso 350 milioni sul fronte Covid, bravo) è tornato alla carica intervistato dall’Economist. E ha detto che “ci saranno ancora milioni di morti, prima della fine della pandemia”. Anche se “per la fine del 2021 sarà avviata la produzione di massa di un vaccino abbastanza efficace, rendendo immune una quota dell’umanità sufficiente da bloccare la pandemia”. E tutto può essere, del resto nel 2015 aveva detto una cosa plausibile che si è verificata. Ma “milioni di morti” nel 2021, alle stime attuali, ai conti di oggi e a quel che sappiamo, paiono un po’ tanti. Non è davvero il caso di fare i negazionisti, ce n’è già abbastanza in giro. Ma Bill Gates, forse, ha fondato una nuova categoria, uguale e contraria: gli “affermazionisti”.

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