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La discoteca e l’epicentro della seconda ondata in Calabria

Maurizio Crippa

Per Santelli i locali notturni “devono rimanere chiuse perché, checché se ne dica, con migliaia di ragazzi ammassati non c’è nulla da fare”

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Non è più il tempo della Rimini di Pier Vittorio Tondelli, del Bandiera gialla e del Paradiso sfavillante del supremo Gianni Fabbri. E nemmeno delle svedesi, intese massimo motivo d’assembramento diurno-notturno per maschietti e bagnini: ché adesso in Svezia hanno da rimpiangere ben altro mancato distanziamento, il loro free for all non ha funzionato. Non è più il tempo delle mega discoteche con volo charter a Ibiza, e nemmeno della movida salentina. Pare che oggi il vero centro di gravità permanente della vida loca da discoteca mediterranea sia diventata la Calabria. E dunque il nuovo buco nero del contagio, a sentire la governatrice Jole Santelli. Che sorpassando a destra il governo che ancora discute con le regioni e i tecnico-scientifici che tirano, as usual, la monetina – anche se il coordinatore del Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo ha ammonito come Mosè sul Monte Sinai: “Le discoteche devono rimanere chiuse perché, checché se ne dica, con migliaia di ragazzi ammassati non c’è nulla da fare” – ha deciso di blindarle tutte, le discoteche di Calabria. Anzi “sale da ballo, discoteche e locali assimilati come i lidi balneari, all’aperto o al chiuso”. E una governatrice del sud e di destra che la pensi più cattiva di Vincenzo De Luca, è roba seria. Che poi in Calabria sia proprio così pieno di discoteche, e di giovani sciamannati, da giustificare che l’ecatombe della seconda ondata arrivi proprio lì, tra Reggio e Tropea, boh, questo vuol dire tirarsela un po’ troppo.

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