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Vescovi e Covid. Disavventure del pensiero magico

Maurizio Crippa

L’idea pestilenziale (virale?) della religione in base alla quale l’Aldilà si diverte a giocare con l’al di qua può avere esiti a volte tragici, altre grotteschi

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Negazionista è parola che va ormai per la maggiore, si applica pure al Var quando non dà i rigori, ma in questo caso sarebbe più corretto parlare di pensiero magico. Che è un’idea pestilenziale (virale?) della religione in base alla quale l’Aldilà si diverte a giocare con l’al di qua, tipo Harry Potter. Gli esiti sono a volte tragici, altre grotteschi. Ad esempio, mesi fa, c’era questo Gerald Glenn, vescovo evangelico della New Deliverance Evangelistic Church in Virginia, che biasimava il distanziamento sociale al grido “Dio è più grande del coronavirus”. Beh, è morto di Covid, e pace all’anima sua. Ora c’è monsignor Samuel Kleda, non proprio un marginale della chiesa cattolica africana, è il presidente della Conferenza episcopale del Camerun. Ha annunciato di aver trovato una cura contro il virus, non un vaccino ma una vera pozione a base di erbe naturali, che studia da decenni. Dice che ha curato già oltre seimila malati. I camerunensi che, negli ospedali cattolici, si fanno curare con l’“Elixir Covid”, bel nome da Frate Indovino, sarebbero tutti guariti e nessuno è morto. E adesso il dibattito, in Camerun ma i rimbalzi arrivano fino in Vaticano, è se sia un santo taumaturgo o solo un ciarlatano. Del resto, il pensiero magico non è solo di origine religiosa, basti pensare a Trump e Bolsonaro. Ma loro sono ciarlatani, non serve manco la controprova scientifica.

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