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Panda Lives Matter, però fregano le altre minoranze

Maurizio Crippa

Uno studio pubblicato su Nature certifica che, dopo anni di sforzi per ricreare il loro habitat protetto, i simpatici orsacchiottoni sono salvi. Ma c'è un problema

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Il Monde ci ha fatto sopra un articolone, del resto è agosto anche a Parigi. Ma al di là della simpatia che si possa provare per i panda giganti – noi boomer poca, già negli anni Sessanta ci scassavano i cabasisi a scuola con l’estinzione dei panda – e presa per così dire di sguincio e in una prospettiva di ingegneria sociale, la faccenda è illuminante. Nature dà notizia di uno studio condotto da un team di ricercatori cinesi della Scuola di scienze della vita dell’Università di Pechino e dallo Smithsonian Conservation Biology Institute. Si certifica che, dopo anni di sforzi per ricreare il loro habitat protetto, i simpatici orsacchiottoni sono salvi: passati da “in via di estinzione” a “vulnerabili”. Ed è sempre bello salvare le minoranze minacciate. Soltanto che, in nome del Bicolored lives matter, ci sono altre specie che hanno visto pesantemente compromesso il loro, di habitat. Dalle aree protette create per favorire i panda – una sorta di affirmative action per animali – sono quasi scomparsi leopardi, leopardi delle nevi, lupi e dhole. E oggi “la loro perdita potrebbe portare a grandi cambiamenti, persino al collasso, negli ecosistemi”. E dunque. Noi non vorremmo mai discriminare o mettere a rischio di estinzione nessuno. Ma anche salvare e risarcire tutte le minoranze etniche e svantaggiate della storia universale, facendo però fuori, che so?, tutti i maschi-bianchi-eterosessuali-privilegiati del pianeta, se diventa un esperimento di ingegneria ecologica non è una bella idea. Soprattutto non funziona, come per i panda.

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