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La scuola finalmente è finita, tenetevi il plexiglass

Maurizio Crippa

L’unica deadline vera e urgente della scuola era settembre. Il vero disastro è che per settembre non si è ancora fatto nulla

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Con un bello sciopero condito di flash mob s’è finalmente concluso con un guizzo di follia quello che un ragazzino delle medie (l’ho scovato grazie a un tweet del suo professore) ha definito così: “2020. L’anno geniale”. La cosa migliore, della fine d’anno, è che almeno spariranno tutti i lamenti e le dichiarazioni che ci hanno tormentato per tre mesi, tipo “riaprono le discoteche ma le scuole restano chiuse”, “pensiamo agli estetisti ma non agli studenti”. E soprattutto, fino a settimana scorsa: “All’estero sì e qui no”. Ecco: adesso la scuola è finita, in Italia vige la vacanza trimestrale. Se ne riparla a settembre, mettetevi l’anima in pace. Perché poi, che noia ripeterlo, l’unica deadline vera e urgente della scuola quella era: settembre. Che “l’anno geniale” andasse come è andato lo avevano capito anche alle elementari. Il vero disastro è che per settembre non si è ancora fatto nulla. E ieri ha fatto capolino alla radio persino la testa fulva della ex ministra Fedeli, e per un attimo è sembrata Giovanni Gentile: “L’idea del Plexiglass tra i banchi? E’ pessima, stavolta è proprio sbagliata, glielo hanno detto tutti. E’ una proposta che non ha preso in considerazione nemmeno la task force”. Quelli della radio sono perfidi, e le chiedono: chi può averla suggerita alla ministra Azzolina? “Non lo so, forse l’avrà vista da qualche parte, non ne ho idea”. Ecco, qui Fedeli è però stata reticente, perché se nel palazzaccio di Viale Trastevere ci ha messo piede almeno qualche volta, la risposta la sa: chiedete ai tecnocrati della burostruttura. Quelli che vivono, loro sì, da decenni dentro alle gabbie di plexiglass.

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