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L’ultima Messa di quarantena, quasi malinconia

Maurizio Crippa

La liberazione dalle messe da linkare su YouTube avviene alla spicciolata, senza Te Deum con le campane e in un clima da scampagnata in fase 2 che stride parecchio con la famosa dichiarazione di guerra della Cei

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Domani, libera chiesa in libera tv di stato, i fedeli potranno assistere all’ultima messa in video, o in streaming, della quarantena. Poi si va in chiesa. Sempre ammesso di riuscire a procurarsi i Dpi che quel fratacchione di Arcuri ha reso più introvabili dei vecchi santini col bordo di pizzo, che la parrocchia sia abbastanza capiente e che a nessun neofita travolto dall’afflato fraterno venga in mente di prendere il prossimo per mano al Padre Nostro. Per il resto, la liberazione dalle messe da linkare su YouTube avviene alla spicciolata, senza Te Deum con le campane e in un clima da scampagnata in fase 2 che stride parecchio con la famosa dichiarazione di guerra della Cei, e ancor più con gli alti lai di politici e gazzettieri che s’erano tutti travestiti, per guadagnarsi un like, da beghine della canonica. Ci sono i vescovi che fanno il verso alle omelie soporifere di Giuseppi, si preoccupano di sanificare la festa e si ispirano agli appelli di Confindustria: gradualità e prudenza. Poi c’è la buona notizia: cioè il calo secco dell’R0 dei tradizionalisti, quelli che mai a messa con i guanti e mai senza poter baciare i rosari. Sul loro dark web è comparsa persino la presunta frase di un sacerdote: “Non ho nessuna intenzione di prendere Gesù con il ‘preservativo’”. Poi, da lunedì, Rai Uno cancellerà la messa da Santa Marta, per fare spazio a qualche epigono di Giletti. Giorni fa, a fine messa, Francesco ha salutato un tecnico Rai che andava in pensione: “Ci ha accompagnato in queste trasmissioni… il Signore lo benedica e lo accompagni”. Forse forse, le messe in tv piacevano anche al Papa.

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