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Cerno La Qualunque e il pizzo che sempre noi lo paghiamo

Maurizio Crippa

Il senatore ha detto che il Pd di Milano gli ha chiesto il pizzo: “Si chiama pizzo, hanno chiesto il pizzo”. Pare gli abbiano chiesto un contributo di 18 mila euro

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Quando la situazione politica si fa particolarmente ridicola, inspiegabilmente rispunta Tommaso Cerno. O forse spiegabilissimamente, detto sulla base della sua biografia politica largamente immaginaria. L’ultima volta che era emerso dalle nebbie del nulla primordiale era stato quando aveva detto che rimpiangeva il giornalismo, che al Senato si annoiava tantissimo e che Renzi ormai non riusciva più “a fare ragionamenti di ampio respiro”. Anzi era la penultima, l’ultima volta fu per far sapere di aver votato la mozione No Tav dei Cinque stelle contro il suo partito, il Pd. Ora invece ha mollato il Pd per passare a Italia viva. E, a parte gli auguri a Italia viva, c’è solo da notare che un fervente No Tav nel partito di Renzi fa l’effetto di un Salvini in moschea. Ma c’è quest’altra faccenda, che farebbe solo ridere e invece a quelli del Pd, di Milano ma non solo, li ha fatti incazzare davvero, si sentono calunniati e pure con motivo. E’ che Cerno ha detto che il Pd di Milano gli ha chiesto il pizzo: “Si chiama pizzo, hanno chiesto il pizzo”. Pare gli abbiano chiesto un contributo di 18 mila euro. Forse per il fatto che se l’erano visto paracadutato per le elezioni come un qualsiasi satrapo della Prima Repubblica, si erano fatti pure il mazzo per farlo eleggere (roba che pure costa) e lui, che adesso se ne va con Iv, manco le spese aveva pagato. “Pizzo” è in effetti ignobile, persino se detto a un Un giorno da pecora. E comunque, gli unici che hanno diritto di lamentarsi, prima con il Pd e adesso con Renzi, siamo noi: costretti a pagare il pizzo della Casta per mantenere Cerno a fare un cazzo in Senato.

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