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Installa la strega

Maurizio Crippa

Peggio di essere bruciate e dell’odio online, alle donne può capitare solo di finire in una réclame che le insulta

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Oggi debutta il nostro inserto Arte, spero vi piaccia ma non so dirvi se in futuro parlerà anche di “installazioni”, e se bene o male: c’è installazione e installazione, come diciamo noi relativisti. Ma fosse per me, e uscendo dal relativo: le installazioni sono un male innecessario, e decisamente assoluto quando diventano uno strumento della “comunicazione”, forma stucchevole e pervasiva della réclame. L’installazione-réclame l’ha arruolata, a suo rischio e pericolo, pure Netflix che per lanciare la sua nuova serie Luna Nera, storia di streghe nell’Italia del tempo che fu, per differenziarsi da A discovery of witches che invece è ambientata al giorno d’oggi se non altro perché si parla del Dna e del climate change. Anyway, Netflix ha messo su a Milano, Porta Cicca, la famosa installazione: fuori sembra un mazzo di spaghetti giganti e multicolor nel momento della torsione prima di finire in pentola. Però si può entrarci dentro, nel rogo-pentola (mandatory for maschietti), e c’è tutto pieno di scritte elettroniche rosso fuoco, insulti e frasi contro le donne che un apposito algoritmo ha setacciato dal web: i 7.000 peggiori su N mila. “Un tempo le donne venivano bruciate in piazza. Oggi l’odio le perseguita online”, il claim di Netflix. Non si sa quanto possa essere utile alla causa, ma come diceva Fra Dolcino, brutti uomini “penitenziagite!”. Poi ieri era anche il giorno di Asia Argento che ha sfanculato il MeToo, paragonandolo alle réclame: “#MeToo è diventato un prodotto hollywoodiano, qualcosa che instupidisce, un po’ finto e bigotto”. E peggio di essere bruciate e dell’odio online, alle donne può capitare solo di finire in un’installazione che le insulta per fare réclame.

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