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L’anno trasformista /20…

Maurizio Crippa

C'è un allarme che gira: quest’anno 2020, non bisogna mai abbreviare nei documenti la data usando …/20

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Il pericolo è decisamente esagerato e l’allerta con tutta probabilità farlocca – almeno tanto quanto quella di doversi sorbire Rula Jebreal sul palco dell’Ariston, o viceversa essere orbati della sua illuminante presenza, come dei Gad Lerner qualsiasi. Però, in un mondo in cui dronano senza preavviso Suleimani e un buffone da trasferta come Ale Dibba si candida subito a volare in Iran (per sostituirlo, che qui di poltrone non ne danno più manco a Paragone?) tutto può davvero accadere. Di che parliamo? Di questo allarme che gira e secondo cui, quest’anno 2020, non bisogna mai abbreviare nei documenti la data usando …/20. Né tantomeno accettare contratti o assegni con scritto …/20. Perché poi una manina potrebbe truffarvi, e scrivere che il bonifico che aspettate arriverà nel …/2028, o che il contratto del vostro mutuo andava estinto entro il …/2019. Insomma, ci siamo capiti, tutti in campana. Anche se il sito di fact-checking Snopes.com, una specie di infallibile prof. Burioni applicato alla qualunque, ha già invitato ad agire “senza allarmismo alcuno”. Sì, ma loro sono americani. Sarà una balla come il millennium bug, però qui da noi il rischio che qualcuno ci provi è alto. Prendete Giggino Di Maio, potrebbe salvarsi in corner su Via della Seta e dintorni: io ho firmato soltanto una cosa che si chiama 205G”. E riciclerà il partito: Grillo manco lo conosco, noi siamo i 205 stelle. E i 49 milioni di Salvini? Guardate qua, carta canta, già restituiti nel 2000. Tu chiamalo, se vuoi, l’anno del calendario trasformista. Tanto a a votare si andrà nel /2050.

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