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Tu fregati le stelle. Astropolitica del Natale italiano

Maurizio Crippa

In settant'anni è scomparso un centinaio di astri, dicono gli scienziati. Solo in Italia, in meno di un anno ne sono sparite ben cinque

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La cometa quella Santa Notte passò davvero, anche se siete contrari al presepio perché avete visto Elisabetta Gardini o preferite, come degli Odifreddi qualsiasi, chiamarla di Halley invece che di Gesù. Ma non è questo il tema, era solo per dire che le stelle vanno e vengono, come le donne nel porto di Buenos Aires. Che problema fa? Però qualcuna, una cometa qua e una supernova esplosa là. Ma cento, perbacco. Eppure c’è un Istituto nordico di Fisica teorica in Svezia che, assieme all’Istituto di Astrofisica delle isole Canarie, ha pubblicato le risultanze di una ricerca sull’Astronomical Journal in cui si dice che, confrontando le mappe stellari prodotte attorno al 1950 e quelle dei giorni nostri, un centinaio di stelle che stavano lì non sono più al loro posto. E potrebbe essere successo di tutto, dicono, anche dei fenomeni sconosciuti ma totalmente normali. Ma siccome nessuno partecipa a un progetto che si chiama Vanishing and Appearing Sources as a Century of Observations se non ha un animo da E.T., gli scienziati si coccolano la teoria secondo cui la colpa sarebbe di civiltà molto più avanzate della nostra, che avrebbero costruito degli schermi attorno alle stelle per catturarne l’energia, e questo le renderebbe invisibili. Tutto può essere. Del resto, per stare solo in Italia, in meno di un anno sono sparite dalla circolazione ben cinque stelle. L’unica cosa che non si può credere, avendole viste da vicino, le nostre cinque stelle, è che possano c’entrare qualcosa delle “civiltà molto avanzate”. Arretrati di brutto, erano.

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