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Halloween e le donne senza burqa in terra salviniana

Maurizio Crippa

Bisogna essere equi ed evitare di essere volutamente preconcetti contro chi, con genuina dedizione, vuole difendere le nostre migliori tradizioni italiche. Ma abbiamo una domanda

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Bisogna essere equi ed evitare con cura di essere volutamente preconcetti contro chi, con genuina dedizione, vuole difendere le nostre migliori tradizioni italiche e persino le nostre libertà: persino i dementi che non vogliono festeggiare Halloween perché è una festa forestiera. Bisognerà dunque chiarire che non è Halloween ad avere invaso l’Italia, ma i botti di Capodanno all’italiana ad avere preso possesso dei fantasmi e delle streghe americani. L’altra notte, in quella landa senza Dio e senza Ognissanti, sette morti in sparatorie da festeggiamento, persino una bimba colpita da “pallottola vagante” manco fosse a Scampia. Dunque onore a chi la difende, la nostra italianità. Ad esempio va sottolineato lo stravagante stupore con cui, sulla stampa, è stata accolta una bella notizia padana. La corte d’Appello di Milano ha confermato la validità e costituzionalità (che qualcuno aveva messo in dubbio) di una delibera della Giunta regionale lombarda del 2015, epoca Maroni, che vieta alle donne di religione musulmana di indossare il burqa e il niqab (sarebbe meglio dire: vieta di obbligare le donne) nei luoghi pubblici della Lombardia. Una decisione che ribalta l’orientamento di giurisprudenza seguito in questi casi, che ha dato più volte ragione agli uomini che impongono il burqa. Ora le donne musulmane sono, almeno simbolicamente, più libere. Persino in terra salviniana. Bene. Ma allora, adesso, che cazzo aspettano i leghisti ad alzarsi in piedi davanti a Liliana Segre?

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