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Roma, scioperi e autogol

<p>I calciatori del Veracruz scioperano durante una partita e prendono non uno, ma ben due gol.&nbsp;Alla faccia della solidariet&agrave; tra lavoratori</p>

Maurizio Crippa
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L’unica cosa che non si capisce – dev’essere una regola più assurda e truffalda di quelle della Brexit, che ormai è tutto un voti, rivoti e non voti – è come abbiano fatto a fare il secondo gol, se gli avversari la palla non la volevano toccare manco dopo la rete subìta: perché erano in sciopero. Non capirebbe manco BoJo. Tutto il resto è già nella storia del calcio, dello sciopero e del crumiraggio. In Messico, i calciatori del Veracruz non prendono lo stipendio da sei mesi e hanno deciso di scioperare quattro minuti durante una partita. Fermi secchi in mezzo al campo come Giuseppi quando impavido sfida i suoi litigiosi alleati. Solo che gli avversari, più stronzi di Renzi e Di Maio messi assieme, la squadra dei Tigros o forse degli sciacallos, hanno abbozzato un attimo, poi hanno fatto non uno, ma due gol. “Alla faccia della solidarietà tra lavoratori”, si sono lamentati gli scioperanti. Ma non sono gli unici, a metterlo in quel posto a quelli cui invece dici di voler dare una mano. Prendete Roma. Per venerdì è stato annunciato il primo sciopero generale. “Mi scuso a nome di tutti i sindacati con i cittadini per i disagi che ci saranno”, ha detto un jefe dei sindicalistas spiegando che scioperano non per i soldi ma “il degrado di questa città”. Come lo sciopero del Veracruz. “Questa volta anche i consumatori stanno sostenendo questa protesta”, dice il jefe: “Uno sciopero per Roma, dove i cittadini hanno servizi scadenti e i lavoratori lavorano in condizioni umilianti”. Ecco, cari romani, voi state lì fermi come stoccafissi, che la città ve la miglioriamo noi. I sindacati Tigros, oppure sciacallos.

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