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I morenti e i viventi

Maurizio Crippa

In un Parlamento comatoso si discutono le proposte di legge su fine vita e ius culturae

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Alimentato e idratato abbondantemente, almeno finché il Pd non darà il via liberà ai Giggino and friends per tagliare il tubo d’alimentazione riducendo drasticamente il numero di parlamentari che lo tengono bello grasso, il Parlamento è però ancora sotto choc, diciamo in camera iperbarica, dopo il frontale con la Consulta sull’eutanasia. In pratica, l’Alta corte gli ha detto, al Parlamento, “io so’ io, e voi non siete un cazzo”. Che peraltro ben gli sta.

   

Per farla breve, nello stato comatoso in cui versa si discute da giorni di come, se e con quali paletti far ripartire l’iter di esame delle proposte di legge relative al fine vita (ce n’è più d’una nei cassetti delle commissioni ma a nessuno, in un anno e passa, è mai fregato nulla di lavorarci). Dunque adesso che persino la chiesa – che ha fatto sega per anni dietro al concetto che sulla zona grigia non si legifera – si è convinta che una legge servirebbe pure, ecco: il Parlamento non sa da che parte iniziare.

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Ma siccome gli vogliamo bene, al Parlamento, e personalmente non lo vorremmo vedere manco dimagrito – non in questo modo barbarico, almeno, non con lo stomaco cucito – c’è da prendere atto di questa buona notizia: i due magnifici partner di governo, il Pd e i Cinque stelle, hanno deciso di rimettere in pista in commissione Affari costituzionali l’iter per la legge sullo ius culturae, che permetterebbe di dare la cittadinanza italiana agli stranieri al termine di un ciclo adeguato di studi.

 

Se non si riesce a occuparsi dei morenti, che si provi almeno a fare qualcosa per i viventi, non è male. Poi, approfittando che stavolta Renzi non è più del Pd, forse ci riescono.

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