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Salvate il soldato Nencini

Maurizio Crippa

La speranza è che per l'alfiere del Partito Socialista il destino sia diverso da quello del suo omonimo cantato da Jannacci

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Soldato Nencini, soldato d’Italia / semianalfabeta, schedato: ‘terrone’, / l’han messo a Alessandria perché c’è più nebbia”. No che non s’offenderà, Nencini Riccardo, che del resto è di Barberino del Mugello, se la prima cosa che ci viene in mente (ma qui siamo malati di Jannacci, si sa) è la strepitosa, tristissima e grottesca canzone del grande Enzo, che cantava anche Mina. Quella dedicata al soldato Nencini che “mangia di gusto ’sto rancio puzzone / Ma è analfabeta, e per giunta, terrone!”. E’ solo uno di quei refrain che “ci vuole orecchio”, e nulla più. Lui al massimo è nipote di Gastone, ciclista e pistard che vinse il Giro e il Tour, gran razza toscana. E poi Nencini Riccardo è tutt’altro che analfabeta, è un professionista della politica, nonché alfiere per lunghi anni – anni in cui dichiararsi socialisti era cantare e portare la croce – di una nobile tradizione, quella del Partito socialista italiano. E’ stato uno di quelli che gli ha ridato il nome, al Psi, e ci è tornato al governo, uno del Psi che dice di essere del Psi, e solo per quello chapeau, con Renzi e Gentiloni. E, ora che è tornato (senza dirlo, ma è tornato) il pentapartito, eccolo qui, il soldato Nencini. Ieri ha deciso di unirsi al Senato alla nuova creatura di Renzi, e il suo apporto decisivo, ne bastava uno, è quello di permettere la nascita di un nuovo gruppo, che si chiamerà Partito Socialista-Italia Viva. E siccome la politica pentapartitica è l’arte del probabile, più che del possibile, speriamo che funzionerà. E che non finisca come per il soldato Nencini, che subì via lettera la scissione della sua fidanzata, come uno Zingaretti qualsiasi: “Sai tristi è aspettari: se non t’amo più, / conviene lasciarsi… Firmato: Mariù”.

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