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Grillo come Gelli? Voglio anch’io il pusher di Paolo Becchi

Maurizio Crippa

Non ho mai sentito l’esigenza di conoscere, per dir così, pensiero del filosofo. Fino a ieri

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Non mi sono mai occupato di Paolo Becchi in vita mia, lo confondo senza remore con Diego Fusaro, o con Alberto Bagnai o persino con Claudio Borghi Aquilini, ma non ho alcuna intenzione di sprecare la fatica di qualche neurone per memorizzare le differenze. Non ho mai sentito l’esigenza di conoscere il suo, per dir così, pensiero. Sono sicuro che pensa scemenze. Però ieri, nel giorno in cui non diremo che è finito il grillismo come sistema delle idee (perdonate la bestemmia ermeneutica), ma è apparso a tutti chiaro – tranne probabilmente ai liberali per Salvini e ai calendiani per il sovranismo – che quella poltiglia lì, Gaia e le scie chimiche e il complotto plutogiudaico hanno subìto una salutare battuta d’arresto: d’ora in poi se vuoi parlare di politica stai in Parlamento e rispetti le regole. Bene, ieri, in un giorno come ieri, per festeggiare, ho letto questa farneticazione di Becchi: “Dopo aver di fatto consegnato il governo al Pd riducendo a zero l’apporto che potrà portare il M5s al nuovo governo, Grillo di fatto ormai ha esautorando il capo politico del MoVimento ha chiarito il suo programma non molto diverso da quello della loggia massonica P2 di Licio Gelli: dimezzamento dei parlamentari e governo di tecnici. Un programma di matrice massonica eversivo dell’ordine democratico della nostra Repubblica. Nessuna democrazia diretta e nessuna democrazia rappresentativa, ma il controllo delle élite sul popolo. Non è solo la fine del MoVimento ma un attentato alla democrazia”. Non so chi sia Paolo Becchi, ma voglio anch’io il suo pusher.

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