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Il lupo e il revenge porn anche per le pecorelle

Maurizio Crippa

Il nuovo “Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia” presentato dal ministro dell'Ambiente Sergio Costa all’insegna dello slogan: “La convivenza è possibile”

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Una bambina di due anni e un bue grosso cento volte lei. Tanto buono. Grazie alla Stampa, ieri vedo questa foto fantastica: fa parte di una mostra dedicata agli “animali da reddito”. Sì insomma, quelli che vengono allevati per due scopi, spesso persino sovrapponibili: lavorare per gli umani o farsi mangiare dagli umani. E’ sempre stato così, anche se usavamo il termine, più Quartetto Cetra, di “animali della fattoria”. Animali da reddito vi fa brutto, eh? Eppure, nella nuova èra in cui domina l’antispecismo (cui si ispira pure la mostra) quell’espressione, “animali da reddito” è molto utile: non per l’economia, non per le bistecche o i culatelli, ma per mantenersi aggrappati a un buon uso della ragione. Sulla prima pagina dello stesso giornale, ma anche di altri giornali, ieri c’erano dei bellissimi lupi. La notizia è che il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, spinto forse da un insopprimibile impulso morale degno di una legge sul revenge porn, ha presentato il nuovo “Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia”, all’insegna dello slogan: “La convivenza è possibile”. Come? Attraverso 22 azioni (né 23, né 21: 22) che però escludono in modo categorico gli abbattimenti controllati. Perché il lupo è un amico e noi tutti francescani. Applausi dalle associazioni ecologiste, molto meno da parte degli agricoltori che “in montagna che presidiano un territorio a rischio degrado” e ci rimettono fior di quattrini, ogni anno, per i loro “animali da reddito” mangiati a sbafo dall’amico del bosco. Ci vuole del genio. Ma anche il lupo ha diritto al suo reddito di cittadinanza. In natura.

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