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La bomba ad Appendino e il valore da ridare alla politica

Maurizio Crippa

Un rappresentante delle istituzioni rappresenta tutto il paese, anche se è espresso da un partito che ha contribuito ad aumentare il livello di scontro nel paese. Vale la pena ricordarlo

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Non abbiamo mai creduto a quella fesseria di Beppe Grillo, correva ancora l’anno 2013, quando intervistato dal Time disse: “Se non scoppia la violenza è perché c’è il Movimento. Se noi falliamo andiamo verso la violenza nelle strade perché metà della popolazione non ce la fa più”. Un concetto che lui e i suoi hanno ripetuto più di una volta: noi siamo lo sfogo “democratico” della rabbia popolare. Balle, i motivi per cui il terrorismo da molti anni non minaccia in modo sanguinoso l’Italia sono altri. Che invece i grillini (e non solo loro) abbiano contribuito ad aumentare il livello di scontro nel paese, è un dato di fatto. Ma ieri è successo questo, e sarebbe sbagliato sottovalutarlo. Al Palazzo civico di Torino è stato recapitato un pacco esplosivo indirizzato alla sindaca Chiara Appendino. Un tipo di ordigno usato altre volte dall’area “anarchica”. Conteneva polvere esplosiva e un innesco, sarebbe potuto scoppiare. Probabilmente il gesto è collegato a tensioni locali per lo sgombero di un centro sociale. Ma Appendino è da un mese è sotto scorta, è stata minacciata più volte, sono comparse scritte come “Appendino la scorta non ti basta”. Affermare che un certo modo di condurre la politica come delegittimazione delle istituzioni (la “casta”) sia un danno al paese e abbia provocato aumento delle tensioni sociali, è giusto. Ma un rappresentante delle istituzioni rappresenta tutto il paese, qualsiasi partito lo esprima. Che sia un’occasione per tutti, per quanto brutta, per ricordarselo.

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