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Le regine del tua culpa

Maurizio Crippa

Su Cesare Battisti c'è ancora chi nega l'evidenza. Peggio delle scemenze sciagurate c'è solo l'eccesso di zelo 

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Non è facile trovare qualcosa di peggio della scrittrice francese Fred Vargas, amica ed estimatrice di Cesare Battisti, che pure di fronte alla sua confessione tardiva risponde a chi le chiede: “Non ritengo di aver difeso un assassino”, negando l’evidenza con parole che indirizzano più dalle parti della problematica psichica, forse narcisistica, che non nelle zone tormentate dei rovelli morali. E idem si potrebbe dire della editrice francese dell’ex terrorista, Joëlle Losfeld, altra negatrice compulsiva dell’evidenza. Oppure: è difficile leggere qualcosa di più balordo delle frasi di Christian Raimo, che si dice “perplesso sul modo in cui questa confessione arriva: dopo mesi di isolamento, di carcere disumano”, e anche tante altre scuse e frasi di circostanza dettate da un’antica cattiva coscienza, o informazione. Molto difficile, se non che, per il senso della storia, e quel senso un po’ di stanchezza per una storia finita da decenni, o forse per un mio personalissimo senso della misura c’è solo una cosa che alla fine suona peggio, più sorda, più con un suono da trombone falso, delle scemenze sciagurate. Ed è l’eccesso di zelo dei sacerdoti dell’autodafé altrui, quelli che petulanti, a volte arroganti, aggressivi come se ci fosse ancora qualcosa in palio (ma non c’è) chiedono conto agli altri. Chissà se sempre, proprio sempre, senza un peccatuccio nascosto, a loro volta, da tacere, “Le regine del tua culpa”, le chiamava De Andrè. Aveva ragione.

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