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Sapienza al Tg1, o no!

Maurizio Crippa

Il telegiornalone dedica un servizio all'università romana che ha vinto la classifica degli studi classici. E lo presenta con questo tono: nell’èra digitale fortuna che noi italiani siamo ancora forti sulla poesia e le antichità

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Prendete un Tg1 che si sveglia dal letargo con un’inedita fregola sovranista, prendete un’università che si sveglia sul tetto del mondo degli studi umanistici, mejo di Oxford. Shakerate bene, e viene fuori qualcosa di buffo, o peggio di significativo. E’ vero, come diceva un vecchio fogliante che celiava di aver “fatto il Nautico a Camogli”, che il mondo si divide tra chi ha fatto il Classico e chi no. Ma fino a un certo punto, dopo fa ridere. Il telegiornalone ha dedicato alla Sapienza che ha vinto la classifica degli studi classici un servizione. L’umanesimo è importante, certo. Però lo presenta con questo tono: nell’èra digitale e in un mondo globalista in cui dominano la scienza e l’Internet (signora mia) e ci mangiano tutti la pappa in testa, fortuna che noi italiani siamo ancora forti sulla poesia e le antichità. Intervistano gli studenti, che invece di dire perché amano i classici, rispondono tipo: “Io sono un po’ contro”, inteso il digitale, a me la tecnologia e il web non piacciono. Come se la scienza impedisse di studiare Vitruvio, il primo tecnologico della storia. Intervistano prof e scrittori intellò (eppure hanno studiato, Gesummio) e dicono che in questa Europa burocratizzata e dominata dai tecnocrati essere italiani e passatisti e attaccati alle arti del Trivio è la nostra mission. E pensate quando ci daranno il premio in antivaccinismo: tiggì champagne! (Anzi no: prosecchino).

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