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Sacre immagini

Maurizio Crippa

Facebook ha censurato l'immagine di un'opera di Giuseppe Veneziano, esposta a Palazzo Ducale di Massa: il “Cristo Lgbt”

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Ora, vorrei essere davvero preso nel più laico dei modi, se fosse possibile. Ma sono consapevole che mi censurerebbe perfino l’algoritmo di Facebook, con il risponditore automatico “il contenuto potrebbe non rispettare i nostri standard della community”. Ma di standard c’è poco, in un tempo in cui tutti applaudono, se l’insultata di turno è Ivanka, come racconta Sciandi nel Foglio di oggi. Ma due immagini vanno messe a confronto. L’artista siciliano Giuseppe Veneziano ha esposto a Palazzo Ducale di Massa le sue opere, tra cui un “Cristo Lgbt”, qualifica che si deduce dagli slip leopardati (fosse per il viso, i pittori antichi hanno sovente alluso meglio, e senza scandali). Ma insomma Fb ha censurato, standard, l’immagine. C’è pure una petizione contro “la mostra blasfema”, ma se controllate in rete il crucifige è tutto contro i pudibondi censori, che si sentono offesi, i fessi. Giorni fa, davanti alla clinica Mangiagalli di Milano, un comitato di donne guidato da Alessandra Kustermann, medico di incontestato valore, ha coperto il manifesto di una campagna anti aborto di una associazione pro life: non ha diritto di essere esposto “qui e nemmeno in altri ospedali della città dove si abortisce. Per questo deve essere rimosso. Come si permettono queste persone di giudicare chi va ad abortire?”. (“Qui” alla Mangiagalli, c’è anche Paola Bonzi. Che pure lei ne sa, di dolore delle donne, ma amen). Il punto è: finché le sacre immagini non saranno tutte uguali di fronte al pregiudizio, il concetto di laicità democratica continuerà a non funzionare. Poi lamentatevi se la gente vota Salvini.

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