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Domani è un altro sonno

Maurizio Crippa

Ma quale "imbarazzo", Ornella Vanoni ha rappresentato tutti noi italiani quando si è addormentata davanti a Michele Pecora e Marco Masini

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Comincia Sanremo, sì, comincia Sanremo. L’inno nazionale degli italiani, lo specchio degli italiani, la metafora dell’Italia e degli italiani, e tutte quelle cose lì che ci diciamo sempre, tutti gli anni, degli italiani. Ma che cosa vorremmo davvero, noi italiani, cosa vorremmo che proprio non vorremmo nient’altro, noi italiani, adesso che inizia il Festival di Sanremo, se non mandare un bacio (o farselo dare, un bacio) a Ornella Vanoni? Fosse pure il bacio della buonanotte.

 

L’altra sera la proprietaria esclusiva di quella voce lì, di quella allegria scanzonata lì, e di quella malinconia pure scanzonata lì, che valgono da sole tutte le canzoni di Sanremo, era da Amadeus, su Rai1, a un vattelapesca show. E niente, era passata mezzanotte, e la grande Ornella si è addormentata, lì in diretta, come il grande Lebowski. Tutti a dire “imbarazzo”, nessuno a dire che c’erano sul palco Michele Pecora con Marco Masini: roba che si addormenterebbe pure la cocaina. Ma soprattutto, in un paese in cui “ma chi ci vuole andare a Lione?”, in cui “costa meno tappare le gallerie che chiuderle”, in cui il massimo dello show sono Conte (no, non Paolo Conte) e il bibbitaro che presentano in diretta il Sim Sala Bim del reddito di cittadinanza, come si fa a non addormentarsi? Lei, l’Ornella, è la vera metafora degli italiani, il vero nostro inno nazionale. Altro che Sanremo. “Scusate, capita, avevo un sonno…”, ha detto. E figurati noi. Un bacio grande, buonanotte.

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