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Dall’11 settembre della chiesa al capodanno buddista

Maurizio Crippa

Ora tocca al Dalai Lama dover ammettere di essere da lungo tempo a conoscenza di abusi sessuali commessi da maestri buddisti negli anni Novanta

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Mal comune mezzo gaudio è un’idea cretina, anche se siamo sicuri che a qualcuno verrà in mente. Fatto sta che ogni giorno del calendario vuole la sua pena, o provvisoriamente la sua gogna, a qualsiasi credo si appartenga. Così ora tocca al Dalai Lama (si dimetterà? Si troverà un monaco Viganò?) dover ammettere di essere da lungo tempo a conoscenza di abusi sessuali commessi da maestri buddisti negli anni Novanta, così che quello che gli è stato raccontato ora da alcune le vittime “non è nulla di nuovo”. 

 

“Le persone che commettono violenze sessuali non seguono l’insegnamento di Buddha, quindi ora che tutto è stato reso pubblico, dovranno fare i conti con la vergogna”. Bergogliano di ferro. C’è pure l’apposito hashtag #metooguru, perché ogni religione ha il suo, e vedremo se ce ne sarà uno per la chiesa protestante scozzese, ora che un’inchiesta della Bbc ha scovato un “orfanotrofio degli orrori”, il Lagarie Children’s Home, gestito da un’inappuntabile charity, la Sailors Society, in cui sarebbero avvenuti per decenni stupri e violenze per almeno trent’anni, fra il 1949 e il 1982, di cui gli ultimi dieci sotto la direzione del reverendo William Berrie e di sua moglie Marie, accusati post mortem per “centinaia” di abusi e brutalità. Direte che ieri è stato il turno anche della chiesa cattolica olandese, ci sarebbero almeno venti cardinali che “hanno coperto abusi sessuali, permettendo ai responsabili di fare molte altre vittime” tra il 1945 e il 2010. Ma quelli son cattolici, appunto: è come scandalizzarsi se anche ieri un grillino ha sbagliato un congiuntivo.

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