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Tra Orbán e Balotelli

Maurizio Crippa

Allora non era solo colpa dell'attaccante del Nizza se giochiamo male, è che come al solito si dà la colpa al negher

Sì, lo sappiamo, nel giorno in cui l’Europa sta forse per dichiarare guerra all’Ungheria, e noi ad allearci as usual con la parte sbagliata, non c’è niente di più noioso che parlare della Nazionale. E del resto, se il miglior player dell’Europa rischia di essere Viktor Orbán, che vuole giocare in un altro campionato, non c’è niente di più assurdo che stare a scaldarsi per la Uefa Nations League, l'ultimo ritrovato della noia continentale. E infatti gli italiani si annoiano. Ma fino a un certo punto. L’altra sera mi capita questo. Vedo un pezzo di una orribile Portogallo-Italia, l’Italia perde, e faccio un tuìt (vabbè dai, capita) e dico più o meno: allora non era solo colpa di Balotelli se giochiamo male, è che come al solito si dà la colpa al negher. Non l’avessi mai fatto, mi hanno risposto in un nanosecondo una gragnuola di insulti. Ma non per parlare di calcio. O per spiegarmi che al posto di Balo è stato meglio far giocare Zaza (che io non lo farei entrare manco allo stadio, altro che in campo, ma sono gusti miei) o il giovane Chiesa, che è figlio d’arte, un bravo bagaj, e che più italianissimo non si può. No, niente, mi dicevano che sono un razzista all’incontrario, per aver detto che con Balotelli è sempre la stessa storia: giocano tutti da far schifo, ma l’unico che ne ha una colpa per così dire ontologica è lui. Eppure è così, basta guardare unpo’ di commenti. O sentire la gente al bar. Questo per domandarvi: noi italiani abbiamo un problema col razzismo? Sì, ce l’abbiamo. Anche più grave di quello del Mancio con il centrocampo.

  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"